domenica 22 gennaio 2012

Datemi un avatar e sarò una mamma perfetta!

Perché nessun governo ha ancora pensato di liberalizzare la professione di mamma? Niete orari, niente vincoli, niente pretese. E se alla fine le cose non quadrano scendiamo in piazza pure noi.
Scherzi a parte, qui ci vuole ben altro che una liberalizzazione. Ci vuole un'idea. Bisogna ribaltare lo stivale: mettere il tacco verso le Alpi e la parte più alta a mollo nel mare. Chissà che spostando questo qua e quello là non ne venga fuori qualcosa di meglio.
Chiariamo: non tutte le mamme la penseranno come me. C'è chi è felice e contenta di vivere nel deserto del sostegno sociale, di pendere dalle labbra di nonni, mariti, sorelle e fratelli per avere uno straccio di aiuto. Contenta per loro. Io invece mi indigno un giorno sì e l'altro pure. E neanche solo per me. La posizione che occupo oggi nel dizionario mi piace parecchio. Alla m di mamma ci sto molto bene tanto da aver raddoppiato perchè, mi sono detta, bismamma è ancora meglio che mamma. Ma non durerà per sempre. Anzi. Il mio periodo sabbatico volerà via più in fretta di una bella stagione.
Prendi le mie amiche. Userò nomi di fantasia ma le storie hanno tutte del vero. Giorgia, anni sui libri divisa tra qualche città del Nord e Roma. Scatta il grande impiego nell'amministrazione di una grande azienda. Poi arrivano i nanetti. A Roma se fai la mamma, lavori e vuoi passare del tempo coi figli ti puoi sparare, o licenziare. O fare come ha fatto Giorgia: maternità, aspettativa, ferie. Anche a lei suonerà la campana del fine ricreazione. E quando si tratterà di tornare al lavoro le verrà la psoriasi da stress: prendi l'auto, porta i bimbi all'asilo, lascia l'auto, prendi la moto, vai al lavoro; lascia la moto, riprendi l'auto, riprendi i bimbi dall'asilo, torna a casa. La grande azienda per quanti milioni di euro fatturi l'anno si è ben guardata dall'aprire uno straccio di asilo aziendale. E che ci vorrebbe. Giorgia almeno farebbe auto, lavoro, auto, casa. Maria lavorava a tempo pieno in un negozio. A 42 anni dopo il primo figlio ha chiesto un part-time ma il business plan della società non lo prevede. O torna full time o si licenzia. Pazienza se a 40 anni un lavoro non lo trova dietro l'angolo. Laura faceva la giornalista come me. Poi si è innamorata, sposata, ha fatto due figli e si è inventata un lavoro da casa. Ma se non trova posto all'asilo neanche quello potrà continuare a fare. Roberta lavorava a tempo pieno in un negozio. Poi anche per lei è arrivata la primavera dell'amore, e via con il primo e poi con il secondo figlio. Lei è stata più fortunata perché hanno accettato di passarla a part time, salvo dirle poco dopo che se vuole continuare deve dare la sua disponibilità a lavorare le domeniche e i festivi. Per non parlare di me che dopo il secondo figlio ho dovuto aggiungere sul tesserino da giornalista la qualifica di 'peso morto'.
Le cose sono due: o io ho tutte amiche sfigate o c'è qualcosa che non quadra. Ci chiedono di fare figli, di essere genitori felici, di tenerli a casa già alle prime avvisaglie di malattia per evitare la pandemia, di ascoltare i nostri figli perché i segnali che ci mandano sono importanti, di passare più tempo con loro.
Dateci un avatar. O al lavoro o a casa lasceremo un prototipo virtuale.

p.s. ai colleghi e a tutti quelli che leggendo stanno pensando 'e chi ve lo ha fatto fare ad avere dei figli' ricordo che la loro madre avrebbe potuto fare lo stesso, fregarsene e non metterli al mondo 2. che in un paese mediamente civile le donne lavorano quasi quanto gli uomini, quando hanno dei figli stanno a casa dai sei agli otti mesi, ci sono tanti asili per tanti bambini.

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