lunedì 30 aprile 2012

Matrimonio part-time per sopravvivere alla noia!

Flessibilità. Un concetto che va tanto di moda nel nuovo millennio mordi e fuggi ma che non viene  applicato proprio dove dovrebbe: il matrimonio.
No, ditemi, avete mai fatto una passeggiata al parco in una qualsiasi domenica pomeriggio o in un giorno di festa? Quanti musi lunghi avete incontrato? Io ne vedo sempre a dozzine. L’unico muso lungo che non incontro è quello di Gastone che rifugge i clichè della domenica come la peste. E io con lui. Dunque tra di noi abbiamo applicato la regola aurea dell’ognun per sè e Dio per tutti. Unico modo per sopravvivere all’inevitabile noia del matrimonio.
Allora mi chiedo: perché non rendere flessibile anche il matrimonio?
Immaginate un po’ con che animo più leggero pronunceremmo tutti il fatidico sì se alle solite frasi se ne aggiungesse anche un’altra:

prometto di non costringerti a seguirmi ovunque anche se non vorrai e di lasciarti godere la tua esistenza per la metà del tempo che passeremo insieme.

In altre parole, un matrimonio part-time. Voi direte: e i figli? Graviterebbero all’interno di una famiglia dove non si ode quanto segue:

- ancora a giocare a calcetto??? Mi sono stufata delle tue partite di calcio!
- non mi porti mai da nessuna parte!
- dobbiamo andare a pranzo da tua madre??? Ancora????
- stai sempre a smaltarti le unghie!
- vuoi chiudere quel telefono?
- I tuoi amici non li sopporto!
- Le tue amiche sono tutte oche!
- Ascolti della robaccia!
- Sex and the city è roba per donne senza cervello!
- Ecchepalle!
- Eccheppalle lo dico io!
- No, io!
- Ioooooooooooooooooooooooooooooooooooo!

sabato 28 aprile 2012

Gli uomini, gli oggetti che scompaiono e la telecinesi

La Felpa.

- G: Hai visto la felpa blu?
- IO: è lì!
- G: lì dove?
- IO: Lì.
- G: Non c’è!

La felpa blu era 3 cm più in là di lì.

Il biberon.

- G: dov’è il biberon?
- IO: è lì.
- G: dove lì?
- IO: al solito posto.
- G: non c’è!
- IO: c’è.
- G: ti dico di no.

Il biberon era 5 cm più in là di lì, sotto un canovaccio. Cercandolo...

La spazzola.

- G: dov’è la spazzola?
- IO: o è lì o è là.
- G: che vuol dì?
- IO: abbiamo due bagni, o è lì o è là.
 - G: non c’è!

Abbiamo scelto i bagni in stile tra il povero e l’essenziale. Tra tutti e due contano un mobiletto e due - dico due! - cassetti. Ci vogliono 45 secondi per cercare e trovare qualcosa.

E si arriva all’armadio.

- G: hai visto il mio gilet blu?
- IO: no ma senza vederlo so già che è lì.
- G: strano, non c’è.
- IO: strano?!
- G: non è possibile, non c’è!

Il gilet blu, come da copione, è lì, nascosto sotto quello giallo ma pur sempre lì. Spostando due maglie la ricerca avrebbe dato buoni risultati in meno di tre minuti.

Dunque, le ipotesi sono due:
A) quando un uomo e una donna si sposano l’uomo, pur senza saperlo, sviluppa il potere di spostare gli oggetti con la telecinesi. Più pensa a quello che sta cercando più l’oggetto del suo desiderio si sposta. La donna, dotata da madre natura di un intuito da Sherlock Holmes e del fiuto di un cane da tartufo, riesce a scovare l’oggetto prima della sua scomparsa definitiva.

B) una parte del cervello maschile non meglio identificata una volta superata la soglia di casa cessa di funzionare. In sua sostituzione se ne attiva un’altra in grado di partorire un’unica espressione: ‘dov’è?’

mercoledì 25 aprile 2012

Gastone, senza pupù non puoi essere un High Care Dad!

Ebbene sì, uomini di altri tempi fatevi da parte: oggi va di moda l’High Care Dad. Sembra infatti che il modello di babbo ultraccessoriato (lava, veste, porta a scuola i pupi e se ne prende cura al 100%) stia spopolando, promettendo di risparmiare un coccolone alla mamma multitasking alle prese con troppe faccende domestiche e di lavoro contemporaneamente.
Tant’è: stamattina, davanti al mio caffè, mi chiedevo in che categoria posso inserire Gastone.
E così ho preso l’articolo di Myself dove si narrano le gesta dell’HCD e ho iniziato a fare le pulci alla giornata di Gastone. Ne emerge quanto segue:

ore 6.30, il pupo piange da voglia di latte. Gastone:

- Acdgtrererbagsgdhjsdghdghsdg! Guando bimbo fatto pappa sveglia me!

Augh!

ore 7.30, il pupo dopo aver soddisfatto le voglie di latte soddisfa quelle di intestino

- Mammaaaaaaaa! Una puzza, ti prego, mi sono appena svegliato!


ore 13.30, il pupo fa la pappa! Gastone:

- no, ti prego, ho solo un’ora di pausa, devo andare a correre, devo allenare la gamba! (?)

ore 15.00, il pupo ha allenato l’intestino. Gastone:

- mamma, e dai che puzza, sto mangiando di corsa e poi scappo al lavoro!!!

ore 23, il pupo si sveglia perché ha perso il ciuccio. Ma l’intestino neonato dorme!

- dai mamma, stai pure al letto, vado io! (!?!?!?)


Dunque, caro Gastone, non ci siamo. Se non fai amicizia con la pupù di tuo figlio non puoi essere un High Care Dad!

lunedì 23 aprile 2012

So cosa farò da grande: Beep Beep!

Stasera si è consumata la vera iniziazione di mia figlia in quel mondo che le permetterà di capire da che parte vuole stare! La Nanetta Biondina ha visto il suo primo episodio di Wile Coyote. Non so se su di lei avrà lo stesso effetto. Per me Beep Beep è stata una folgorazione su tutta la linea. Credo di aver maturato quasi subito la consapevolezza di voler apprendere tutto ma proprio tutto del modo di fare dello straordinario pennuto: un ko dietro l’altro senza sprecare neanche una goccia di sudore.
Eleganza, calma, pazienza, astuzia, rilassatezza e nessuna pietà per chi si ostina a romperti, appunto, i bip bip!
E così stasera ho dato una bella rinfrescata alla memoria e ho deciso che entro i miei 40 anni deve avvenire la metamorfosi definitiva: devo tirare fuori il Beep Beep che è in me.
Ed ecco quindi le regole ferree per evitare che i prossimi 200 soggetti affetti da sindrome di Wile Coyote mi rompano i bip bip:

- calcolare il numero di attenzioni che il soggetto simil Coyote tende a rivolgermi: se il Diavolo ti accarezza vuole l’anima e per averla ti sbriciolerà i bip bip.
- calcolare quante volte il soggetto sotto esame ripete la parola IO nelle nostre conversazioni. I fallimenti continui di Wile Coyote sono causati anche e soprattutto da quanto sovrastima le sue potenzialità. Più considera alte le sue, meno tenderà a considerare alte le tue.
- allenarmi a correre veloce.

A tutti  coloro che si sentono Wile Coyote e che avevano intenzione di rompermi i cosiddetti dico una cosa sola: Beep Beep!

p.s. alla fine del cartone animato a domanda “Amore, chi ti piace di più tra lo struzzo e il coyote?”, mia figlia risponde: “Beep Beep!”. Queste son soddisfazioni!

sabato 21 aprile 2012

Se l'auto è più pericolosa di un tubetto di dentifricio

Avete mai pensato a qual è il regno delle differenze tra uomini e donne? L’automobile. Se ne condividete una con vostro marito lo sapete già. Per l’automobile può incrinarsi il rapporto di coppia molto di più che per un tubetto di dentifricio.

Lui: entra in auto, impreca per come avete sistemato il sedile troppo vicino al volante. Risistema lo specchietto retrovisore, cambia del tutto l’inclinazione del sedile, spegne la radio, inserisce il suo cd preferito, discutendo (anche se solo in macchina) ad alta voce su quanto poco ne capiscano le donne di musica per ascoltare quella robaccia, toglie le cartacce riposte vicino al cambio e nella tasca del sedile del guidatore, cerca di capire come avete fatto ad inserire il limitatore di velocità, funzione fino ad allora a lui sconosciuta, toglie le frecce chiedendosi come avete fatto a inserire anche quelle prima di entrare in garage. Accende l’auto, controlla il livello del gasolio e inizia a borbottare sulla mania delle donne di dare gas! Quando tutto è in ordine come prima riparte.

Lei: entra in auto. Automaticamente toglie il cd che già sa non di suo gradimento, spippola sulla radio per cercare una canzone decente, prima di arrivare alla radio la mano, alla cieca,  inserisce il limitatore di velocità e tutti quei tasti che incontra lungo la via. Accende l’auto, gaurda il livello della benzina - bene, mi tocca rimetterla anche stavolta - si guarda allo specchietto retrovisore: ohi ohi quanto fondotinta, passa un paio di fazzoletti di carta sulla faccia, li ripone nella tasca del sedile. E’ tardi: meglio dare di gas!!!

venerdì 20 aprile 2012

Gastone e la spazzatura che morde

Devo correggermi. Il problema degli uomini non è solo la raccolta differenziata. Oltre a non produrre rifiuti in vetro, lattine, bottiglie, plastica e carta gli uomini non producono rifiuti in generale. Almeno, Gastone pensa di essere UNO che non ne produce.
Ciò detto, il suo sistema immunitario va in frantumi di fronte a un sacchetto ricolmo di immondizia. Motivo per cui per evitare il contagio lascia che la spazzatura si accumuli fino a quando, per paura che si scateni davvero un’epidemia, si arma di forza e coraggio e si decide a buttarla.
Avendo io deciso che è una di quelle cose delle quali proprio non voglio sobbarcarmi, ogni giorno mi ritrovo di fronte alla solita scena:


- Gastone, hai buttato la spazzatura?
- No, prima di uscire.

PRIMA DI USCIRE:

- Hai buttato la spazzatura?
- Dai, quando ritorno per pranzo.

PER PRANZO.

- Hai buttato la spazzatura?
- Stasera, davvero stasera lo faccio.

STASERA. Cartello dietro la porta di casa.

Visto che non butti i rifiuti tanto vale che tu non ne produca. O butti la spazzatura o niente cena.


E come d'incanto è sparita anche la differenziata!

C'è chi ama il mio blog, io amo i vostri...

Care amiche blogger, accetto e rigiro il premio appena ricevuto da Laura di Bimbiuniverse che mi ha fatto una sorpresa graditissima!!! Laura è una delle mie nuove amiche blogger con la quale condivido quelle chiacchiere virtuali che ogni giorno mi ricordano quale esplosione di creatività possa generare la mente delle donne. Per cui lasciatemi ringraziare tutte le amiche blogger che ogni giorno, con i loro post, mi regalano un pizzico della loro magia. 

E arriviamo al premio. Primo obbligo è rispondere a delle domande che vi permettano di conoscermi meglio... (potevate darmene qualcuna di riserva???)

Qual è la tua rivista di moda preferita?
Acciderbola, la moda non fa proprio per me...
Chi è il tuo cantante/band preferito?
Vasco tutta la vita.
Qual è la tua Youtube guru preferita?
 Che cos'è una Youtube guru?
Qual è il tuo prodotto make up preferito?
Rossetto ma visto sulle altre. Le aziende di make up fosse dipeso da me sarebbero già fallite!
Dove ti piace vivere?
Ovunque purché con me ci siano Gastone e i due nani.
Qual è il tuo film preferito?
Colazione da Tiffany. 
Quante paia di scarpe possiedi?
Poche per quante ne vorrei. Troppe per quante me ne servono.
Qual è il tuo colore preferito?
Rosso. Amore. 

Ed ecco la parte più difficile: dare questo premio ad altre dieci blogger. Ne seguo troppe di più ma anche stavolta mi tocca scegliere.

http://spaziolilla.blogspot.it di Alina C. 
http://trippando.wordpress.com di Silvia Ceriegi

http://atelierknitnstitch.blogspot.it di Elisabetta Carrara
www.oggetticreativi.altervista.org
di Carmen Virardi
http://lequilibristaelacchiappasogni.blogspot.it/ di Celenia Ciampa

www.forchettinagiramondo.wordpress.com/ di Chiara Brandi

http://bbodo.wordpress.com/ Floly Bocca

http://mammataua.blogspot.it/ Nicoletta Cossa

www.alicedallanascita.blogspot.it/ Lucia Z

http://bellezzarara.blogspot.it/ Valentina Stella






giovedì 19 aprile 2012

Bodò e il primo vaccino che non si dimentica mai!

Nome: Bodò. Segni particolari: blogger. Segni particolarissimi: una mamma che sa scherzare sulle sue incertezze. Segni ultraparticolari: è la prima guest blogger di Mamma di Razza! Quindi a lei un benvenuto e un grazie davvero speciale! Vi lascio alle prese con uno dei suoi ultimi post su una mamma alle prese con le ansie da vaccino!

La scorsa settimana ho portato Eliandro a fare il primo vaccino. Ci sono andata tranquilla come una pasqua, visto che con il fratello maggiore non c’era stato nessun problema, tutto liscio come l’olio. E questo dopo una serie di ansie da neofita che manco l’avessero operato a cuore aperto.
Stavolta invece nulla, serena. Riflettevo anche sul fatto che è proprio vero che i secondogeniti ricevono un trattamento tutto diverso… crescono un po’ più alla spartana, ecco. Oppure, mi dicevo, sono io che miglioro a vista d’occhio. Tutta tronfia, pensavo, guarda, porti il tuo bimbo a fare due orrende punture e nemmeno un cruccio, nemmeno ti senti un traditore tipo Ponzio Pilato, ad accompagnare il tuo bel neonato che dorme tutto sereno e sorridente nel suo ovetto -tipo pubblicità della camomilla Bonomelli- a farsi forattare ben due gambine.
Comunque siamo partiti in quattro, mamma, papà e i due pupi. Al momento topico, quello in cui scoprivo le povere coscette al malcapitato, fino ad allora fiduciosamente gorgheggiante (e poi dicono che te devi fidà), Lemuele, 16 mesi, stava in braccio al papà. Federico, con troppa fiducia nell’amor fraterno, ha convinto le sorridenti dottoresse che certo il grande sarebbe scoppiato in un pianto a dirotto, nel sentire urlare il fratellino. Questa affermazione ha lasciato tutti un po’ perplessi. E infatti, quando lo sventurato ha riempito di grida l’ambulatorio, Lemuele è rimasto più impassibile di un consumato giocatore di pocker (o forse, addirittura, un sorriso sornione gli ha sfiorato il volto. Ma no, ma va, sarà stata un’impressione).
Superati i momenti più difficili, Eliandro cade in un sonno di sasso. Quindi vedi, Fioly? Tutto per il meglio anche ’sta volta. Quante storie fanno certe mamme per ’na puntura… tzè, principianti.
Fino a quando, alcune ore dopo, il neo vaccinato si sveglia con il pianto più lungo che abbia fatto dalla nascita (va detto per correttezza che il record era di 9 minuti circa, in occasione del primo bagnetto). E mo? Che se fa?
Ecco che la mia spavalderia si affloscia, dopo pochi attimi di pianto straziante, lacrime vere e occhioni gonfi e arrossati.
Che gli do? Tachipirina? Se gli fa male? Ghiaccio sulle punture? No, proviamo con un panno fresco. E se gli viene la febbre? Che magari chissà, il termometro non funziona, o magari sviluppa un’allergia al vaccino, un’intolleranza all’ago… se ne sentono di tutti i colori al giorno d’oggi. Ma mica starà gonfiando? Chiamiamo la pediatra? L’ambulanza? L’elisoccorso?…
Calma, Fioly, calma. Dopo alcuni profondi respiri per tornare alla realtà e un rapido consulto coi nonni che trovo a portata di mano, decido di somministrargli il paracetamolo, come prescritto dalla associazione medici italiani. Poi un po’ di (tante) coccole, qualche ninna nanna e dondolamenti vari, ecco che torna il sereno.
Quindi niente, apprensivo se lo sei, ci resti. Questa è la morale. E mi pare di capire che esserlo, almeno un pochino, fa parte del contratto di base di Mamma. Una roba imprescindibile, come l’obbligo di saper nuotare per un sommozzatore. E ho capito che io sarei così probabilmente anche al dodicesimo figlio (non che lo voglia sperimentare personalmente, comunque).
Beh, pazienza, ognuno ha i propri limiti, basta conoscerli. O no?
Il jolly è: farsi amico un pediatra sempre disponibile in caso di attacchi di panico materni
(Info: per un approfondimento più intelligente delle fregnacce lette sopra, puoi trovare quiil piano vaccini 2012)

mercoledì 18 aprile 2012

Un premio per me e cinque per...



Ed eccomi al mio primo premio che accetto molto molto volentieri!!! Prima di tutto le regole:

  • nominare chi ti ha assegnato il premio
  • mettere il premio sul proprio blog
  • donarlo a 5 blog con meno di 200 followers


    Ad assegnarmelo è stata la mitica GAB di http://gab-77.blogspot.it/! Una blogger che mi piace per svariati motivi: barese come me (mica si scherza!), tra le mani ha sempre una matita, io una penna. E direi che già questo...


    Ed ecco le mie cinque blogger premiate.. ohi ohi com'è stato difficile!
  • http://leapiregine.blogspot.it di Irma Trotta per il suo estro
  •  http://le-tazze-di-angiolina.posterous.com di Mariangela Balsam Wilson perché invetarsi un'attività e un blog è sempre una scelta da premiare!
  • http://austylecreazioni.blogspot.it di Aurora Finiguerra perché i suoi orecchini sono bellissimi!
  • www.lasolitamamma.it di Simonetta B. perché il suo è proprio il solito blog che mi piace!
  • spudoratamente.wordpress.com di Serena Belfiore perché la sua mente spudorata prima o dopo doveva finire sul mio blog!

martedì 17 aprile 2012

La vicina, il tubo e un sabato sera di ordinaria follia

La vicina tacco 12 e Murphy se la intendono. In maniera metafisica ma se la intendono. Credetemi, è una di quelle cose alla quale non ti serve assistere. In cuor tuo la sai e basta.
Come vi spieghereste altrimenti che per la quarta volta dalla scorsa estate a oggi (la seconda in un mese) il tubo che porta l’acqua a casa mia è saltato? Sì, capito bene, ha fatto KABUM!
E così, sabato sera, quando tutti erano a nanna e io pensavo di avere la mia vita in pugno e una doccia calda sulle spalle di lì a 5 minuti sento il suono del maleficio: tototototototototototototototo..... apro il rubinetto: SECCO. Da quel momento in avanti si è consumata la mia follia.

- ore 22. Compongo il numero del centralino di Hera (azienda che gestisce il servizio idrico di Ravenna).
- Salve, sono senz’acqua. Vi prego, ditemi che vi siete sbagliati e me l’avete chiusa voi.
- Signora, forse le hanno piombato il contatore
- Scusi?
- Sì, magari non ha pagato le bollette. Può capitare...
- No, il piombo a breve l’avrò al cervello se non mi faccio una doccia, quindi, please, mi dica perché dai miei rubinetti esce solo aria.
- Veniamo subito a vedere.

Presa da compassione per il malcapitato che sotto la pioggia di sabato sera doveva venire a risolvermi il problema mi accordo per la mattina successiva alle 8.

- ore 9 (quindi con un’ora di ritardo e le mie spalle che ancora reclamano la doccia!): signora, mi dispiace ma devo darle una brutta notizia
- no, guardi, faccio senza, se ne torni da dove è venuto!
- Signora, davvero, mi dispiace ma sotto i tombini ci sarà un metro di acqua. Non dipende da noi le si è - - rotto il tubo in un punto che non si vede.
- Impossibile. Ne ho messi 90 metri nuovi di zecca una settimana fa.
- Le assicuro che in quei 90 metri c’è una voragine.

E’ stato in questo frangente che mi sono sentita di fronte a un trivio. Soluzione A: uccido il malcapitato. Soluzione B: me ne vado in albergo, mi faccio una doccia e poi torno a uccidere il malcapitato. Soluzione C: respiro, inspiro, respiro, inspiro e se non svengo per iperossigenazione cerco una via di fuga.

Non vi scrivo da una gattabuia, quindi ho optato per la C. L’azienda che mi aveva sostituito il tubo rintracciata tramite un giro di telefonate ha risolto il problema in mezzora.

La vera via di fuga, però, non è questa ma quella che si è data il mio cervello per sciogliere il dilemma del perché i tubi mi si rompano sempre di sabato sera in procinto di farmi una doccia dopo 15 ore dietro ai nani.

Ed ecco la risposta:

la vicina di casa, quella perennemente tacco 12 e con il culo che vola verso l’alto non conoscendo forza gravitazionale, ha scoperto questo blog. Alquanto irritata dalla sua costante presenza nei miei post ha deciso di intendersela con il Murphy della legge di Murphy, quello della fetta di pane imburrata che casca sul tappeto costoso. E così in due hanno deciso che è alquanto demodè far cascare la iattura su un povero tappeto. Oggi va di moda il tubo.

lunedì 16 aprile 2012

Intervista alla Zucca Razza: la fantasia irrompe sul mio pc!

Recensione semiseria.

Mi ha ridotto i fogli degli appunti a brandelli. Ha mangiucchiato le mie penne, i miei quaderni, parte del registratore e se non stavo attenta partiva anche il computer. Però alla fine si è fatta intervistare. Lei si chiama Zucca Razza.

IO: Come ti chiami?
ZR: gnam, gnam, gnam

IO: dicono che tu sia testarda e pasticciona!
ZR: gnam, gnam, gnam

IO: da quant'è che hai quelle orecchie così grandi?
ZR: gnam, gnam, gnam

IO: E perché ti chiami Razza?
ZR: gnam, gnam, gnam

IO: Difficile fare un'intervista così!
ZR: gnam, gnam, gnam!

IO: che combini ai Puramente Pazzi?
ZR: gnam, gnam, gnam

IO: e che mi dici di Valvermosa?
ZR: gnam, gnam, gnam

IO: e dei Piricotteri rosa?
ZR: gnam, gnam, gnam.

La Zucca Razza è così, ogni cosa è un dispetto. Meglio di me può tenerla a bada solo I.M.B., autore dei testi di questo ebook che con le illustrazioni di Valeria Plasmati ti porta nel divertentissimo mondo delle Piccole Mirabolanti Avventure. Il libro è edito da Siska Editore per la collana SiskJunior e ha debuttato al Pisa Book Festival 2011. A un tavolo a tu per tu con la Zucca Razza mi ci sono trovata quasi per caso, dopo aver conosciuto l'editore Annalisa Uccheddu che ringrazio per avermi fatto conoscere il progetto Mamma blogger Tour. Annalisa mi ha accompagnata fino all'entrata del mondo delle PMA, in questo meraviglioso luogo dove la fantasia dei bimbi deve inseguire una zucca affamata di spaghetti aglio, olio e peperoncino, con due lunghe zampe rosse e orecchie penzolanti. Annalisa, però, non mi aveva avvertita di quanti guai avrebbe combinato la Zucca: streghe, pupazzi, piricotteri rosa, non avete idea, di paura me ne ha fatta prendere a iosa!

Recensione seria.

Il bello di trovarsi a tu per tu con le donne creative è proprio questo: sai come inizi un incontro ma non sai mai come e dove la vostra conversazione andrà a finire. Ho conosciuto Annalisa sul social network delle donne withandwithin.com, ho conversato del più e del meno con lei e dei più disparati argomenti, fino a quando inevitabilmente sono finita sul sito della sua casa editrice di ebook: Siska editore. Io, amante della carta e dei libri da stropicciare, ho deciso, con un ritardo epocale, lo ammetto, di darmi un'altra possibilità: amare la lettura digitale. E Siska mi sta accompagnando in questo fantastico viaggio lanciandomi per iniziare nel mondo degli ebook per bambini. Di qui ho iniziato due viaggi insieme: di fantasia, correndo dietro alle avventure della Zucca Razza insieme a mia figlia Vittoria, e di curiosità, scontrandomi subito con l'identità celata dell'autore, I.M.B., la mente nella quale albergano le Piccole Mirabolanti Avventure. E dunque sì, ho deciso che questo viaggio inizia qui e non finirà prima che io abbia scoperto se I.M.B. ha un naso lungo o corto, se ha i capelli rossi come la Zucca  o rosa come i Piricotteri. E, soprattutto, fino a quando non avrò scoperto che cosa c'è ancora nella sua mente e quanti incredibili personaggi dovrà  lasciare liberi di vagare sul mio computer!

lunedì 9 aprile 2012

Chiedetevelo: perché gli uomini non fanno la differenziata?


Chiedetevelo: perché gli uomini non riescono a fare la raccolta differenziata?
Le cose troppo difficili non fanno per loro. Gli uomini hanno bisogno di indicazioni precise e di commissioni da sbrigare nel minor tempo possibile e senza necessità di una dose eccessiva di pratica. Per cui, quando gli metti in mano otto buste, due della plastica, due della carta, due per il vetro e due per tutto il resto vanno nel panico. La sensazione di smarrimento si amplifica mentre scendono le scale e sentono che qualcosa gli sta per scivolare, per esplodere incontrollata nel tragitto verso i cassonetti al sol pensiero che potrebbero ritrovarsi di lì a poco con otto diverse macchie sui pantaloni giusto prima di andare al lavoro. Così, sopraffatti dal panico per le 12 bottiglie di plastica che stanno per cadere  e i vetri che si stanno per frantumare, al primo cassonetto butteranno tutto là dentro. In maniera colpevolmente indifferenziata.
Il vostro sforzo materno per salvare la terra dall’autodistruzione, poi, andrà a farsi benedire tutte le volte che andate in vacanza lasciandolo solo a casa.
Così, ho pensato che qualche consiglio ai signori dei rifiuti, quelli che decidono dove mettere i cassonetti, quali colori abbinare a cosa, potrebbero essere assolutamente utili:

1. posizionare i cassoni della differenziata accanto al portone e assolutamente prima di quelli dell’indifferenziata per agevolare il lancio dei sacchetti nel primo buco disponibile;

2. rendere più appetibili al maschio medio i suddetti con un’estetica decisamente più accattivante: mai pensato di farli a forma di bottiglia di birra???

3. inventarsi dei bonus per il popolo maschile che differenzia: biglietti per lo stadio, casse di birre gratuite, abbonamenti dall’estetista più busciona del quartiere!

La Terra ve ne sarà infinitamente grata.

sabato 7 aprile 2012

Sanità pubblica? A Ravenna il privato costa meno e non si fa la fila!

Amanti delle regole, ligi al dovere, ossequiosi burocrati, fatevi da parte. Sto mondo non fa per voi. Oggi è uno di quei giorni in cui sono contenta di essere quella che sono: incasinata fino allo stremo, costretta a barcamenarmi tra duemila evenienze ogni giorno al punto da avere in cucina una lista di almeno 50 cose da fare. Tra queste, al punto 3, poi 7, poi 10, risalito ancora una volta al 3 c’è: consegnare autodichiarazione del reddito familiare all’Ausl.  E già, il modulo, secondo le regole del servizio sanitario regionale, serve a definire il ticket degli esami: quattro fasce, 0-50mila euro, 50-70, 70-100, oltre 100 mila euro. Se non consegni la dichiarazione  scatti nella fascia più alta e paghi 10 euro in più sul ticket della prestazione per ogni ricetta. Per fortuna che a questo mondo fatta la legge e trovato l’inganno. Mi presento all’accettazione dei laboratori di analisi, a Ravenna, per fare gli esami del sangue alla Nanetta biondina. Mi ricordo proprio allora di non aver consegnato ancora la dichiarazione. Bene, mi dico, salasso esami e accidenti alla lista delle cose da fare! Il conto è quello che è: “82 euro, signora, mi dispiace ma senza tagliandino...”. Vabè, rispondo io, le avessi fatte in libera professione almeno facevo prima.  “A dirla tutta signora - risponde il cassiere - è sempre in tempo. Le dirò di più, in libera professione spende 20 euro in meno e appena 7 di più della sua fascia di reddito”. Prendi e porta a casa!!!
 Un mese fa mi era successo qualcosa di simile. Alla prenotazione di un’ecografia mi è stato fatto notare che prenotando l’esame pubblico avrei pagato 49 euro e avrei dovuto aspettare 2 mesi, in libera professione me la davano in 3 giorni a 51 euro. Capito? Incasinate di tutto il mondo consolatevi. L’Italia è il Paese che fa per voi!

venerdì 6 aprile 2012

Suvvia, diamoci pace: il principe azzurro è gay!

Girandomi e rigirandomi nel letto, alla ricerca di una risposta all’eterno dilemma, finalmente l’ho trovata. Una passa tutta l'adolescenza a cercare il principe azzurro, salvo poi doversi mettere il cuore in pace non riuscendo a spiegarsi perché tra la favola e la realtà ci passino quei due o tre trilioni di corna, qualche imbecille di professione, mammoni a non finire e uomini senza palle. Ed ecco che quando meno te l'aspetti vedi la luce.
Il principe azzurro è gay. E ora che l'ho capito, so che da questo momento in avanti avrò una concezione nuova e diversa degli uomini. E della mia adolescenza. Mi sentirò, insomma, una scampata al destino toccato a Cenerentola e compagnia bella.
Lo so, penserete che qualcosa ha disturbato la normale attività dei miei neuroni alla continua ricerca di gloria. E invece no. Pensateci.
Ma lo avete visto il principe azzurro? No, dico, lo avete guardato bene? E soprattutto, vi siete mai chieste perché una faraonica azienda come la Disney non abbia mai pensato a un sequel? La risposta è sempre quella, non fa una piega. Il principe azzurro è gay.
Faccia sbarbata come se i peli non fossero mai passati da quelle parti, portamento delicato e raffinato, in groppa a quel cavallo bianco (dai, gay pure il cavallo!), ondeggia nella sala da ballo con Cerenentola come se avesse un paio d’ali sotto i piedi.
Mai un tentennamento, un capello fuoriposto, una colica improvvisa, una scappatella, una crisi di gelosia, una scivolata, niente di niente.
Quando capisci che c'è il trucco è sempre troppo tardi. Avresti potuto risparmiarti quintali di bile se solo il tuo cervello ci fosse arrivato prima.
L’adolescenza, infatti, finisce quando a infiniti interrogativi segue sempre la stessa risposta: ma dov’è il cavallo bianco? E il ballo organizzato a posta per me? E le scarpe da urlo in cristallo pregiatissimo? E il castello? E i topini che mi fanno l’abito? E la zucca che si trasforma in carrozza? E i fiori? E quella pertica di principe che non aspettava altri che me, dove mai sarà?

Dal tunnel, credetemi, si esce. Quella pertica di principe non esiste. Il tuo, di principe, se non fai presto a presentarti per la scarpetta ne ha già trovata un’altra. Di scarpetta, intendo, perché della principessa, fidatevi, il principe non sa che farsene.

domenica 1 aprile 2012

Darwin, i negozi di abbigliamento e lo specchio tarato per le fighe...

Avete bene a mente gli specchi dei negozi? Bene, se sì avrete anche presente che a seconda del negozio (economico, abbordabile, costoso, dissanguante) lo specchio vi fa sembrare da arresto per sfruttamento illegale della cellulite, accettabili, carine, delle fighe a spasso per la città.
Dunque, ho cercato di darmi una spiegazione al perché. La risposta è stata: se Darwin rinascesse catalogherebbe la natura passando dai negozi di abbigliamento. Partiamo dal più disastroso: quello economico con specchi anti-autostima! Se vai in un negozio dove una maglia costa dieci euro, cosa pretendi? Anche che lo specchio ti lusinghi come quello della favola di Biancaneve con la strega cattiva? No, qui vale la regola che alla domanda ‘Specchio specchio delle mie brame’ il suddetto ti risponda così: Buaaaaaaa, buaaaaaaa, buaaaaaaa! D’altronde sa che appartieni alla categoria di animali sociali che si accontenta di una maglia da dieci euro. Quindi abituata a soffrire.
Nel negozio abbordabile la situazione migliora, il Buaaaaaaa diventa uno solo con la consapevolezza che appartieni alla categoria sociale del ‘vorrei ma non posso’, ti prego specchio non ti ci mettere anche tu!
Poi si passa all’altra metà dell’universo, quello delle strafighe dentro che se non hanno troppi soldi fanno debiti per vestirsi in tono e la mattina appena sveglie pensano: oggi che cosa mi compro?
Gli avvoltoi del commercio sanno che questa è una categoria sociale da considerare quasi protetta, pena il fallimento totale, quindi va trattata con i guanti di velluto. Vorrai mica dare loro lo specchio stronzo che ne distrugga l’autostima? No, lo specchio va assolutamente tarato alla strafigaggine che vi si pone di fronte. “Accidenti quanto sono figa, io mi amerei!”. E lo specchio ama loro. Per cui in quei negozi la cellulite miracolosamente sparisce e anche un fantastico pantalone bianco con incorporato nel tessuto quel materiale simil neon che fa diventare iridescenti i buchi della tua cellulite ti fa sembrare galattica.

Non mi spiegherei altrimenti perché la mia vicina di casa porta a spasso un pantalone bianco ultra slim e iper costoso, ancheggiando come una strafiga laddove una tuta acetata le donerebbe di più!